Il dolce profumo della Pancetta Piacentina è frutto di un’arte antica e raffinata, le cui origini son ben lontane. Gli abitanti della pianura padana dovevano conoscere il maiale già nell’età del bronzo. Questo in seguito a ritrovamenti archeologici di ossa di suini, entro l’area dei “terramare” parmense di Castione Marchesi e piacentino di Montata dell’Orto (Caorso) e Castelnuovo Fogliani.
Successivamente la civiltà romana, che utilizzava in larga misura la carne di suino per l’alimentazione, ci ha lasciato come testimonianza della presenza del maiale nell’area piacentina, un ciondolo-amuleto bronzeo raffigurante un piccolo maiale, conservato attualmente presso il Museo Civico di Piacenza.
Dell’epoca Medioevale, abbiamo testimonianza nei pavimenti a mosaico risalenti al XII secolo della chiesa di San Savino a Piacenza e in quella di San Colombano a Bobbio, dove vengono rappresentate la pratica della macellazione e della lavorazione. Per avere testimonianze del commercio di carni conservate nella provincia di Piacenza, bisogna giungere al XIV secolo, come si evince negli antichi Statuti cittadini. Le carni suine lavorate della nostra provincia erano molto apprezzate anche dai negozianti di Milano e della Lombardia, che, per differenziarle da quelle di altra parti dell’Emilia, erano soliti caratterizzarle con l’appellativo “roba de Piasenza”.
L’abilità nella macellazione e nella trasformazione delle carni divenne a poco a poco, nel piacentino, un vero e proprio mestiere espletato da esperti norcini, chiamati in dialetto “massalein”.
Successivamente, nei primi decenni del 1700 , i salumi piacentini giunsero alle corti di Francia e Spagna, per merito dell’abile diplomatico piacentino cardinale Giulio Alberoni e furono molto apprezzati.
Numerosi sono gli scambi epistolari tra Alberoni e la neo sovrana di Spagna, Elisabetta Farnese, in cui la regina era solita chiedere all’Alberoni rifornimenti di salumi piacentini, dei quali era particolarmente ghiotta. Ai primi del 1900 la lavorazione assunse un connotato semindustriale, e tuttora nonostante i progressi della tecnologia, le aziende continuano a produrre con metodi tradizionali, legati alle usanze tramandate di generazione in generazione.
Fonte: Consorzio Salumi DOP Piacentini